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"Che Marcello Benfante, anche da fanciullo, non fosse attratto dall'innocente commercio con 'costumi, maschere o euforiche carnevalate', ne eravamo assolutamente certi; ma di certo sconoscevamo quella dichiarata eccezione che, in fondo, ne arricchisce il carattere: vale a dire quel contrappasso comportamentale sostanziato da un irrinunciabile infantile trasporto verso il 'personaggio', tanto da spingerlo a indossare il cinturone con la colt, il cappello a larghe falde da cow-boy e la stella argentata da sceriffo" (Aldo Gerbino, dalla 'postfazione').